Parte 4: L’Isola delle Fate

Mentre la zattera avanza, sospinta dalla forza delle braccia, Althea si avvicina. Il gruppo, vedendola, si accorge immediatamente che qualcosa non va: sopra gli alberi si staglia una nuvola scura pervasa da lampi rossastri, e avvicinandosi si sentono chiaramente urla e suoni di una battaglia lontana.

Appena la zattera tocca terra, gli avventurieri sbarcano e si dirigono verso il centro dell’isola. Qui i rumori della battaglia si fanno sempre più forti, quando ad un certo punto si trovano la strada sbarrata da un muro invisibile ed una voce rimbomba nelle loro teste
“Chi siete? Cosa fate qui?”

Una ragazza con i capelli viola che indossa un semplice vestito lilla appare di fronte a loro, guardandoli uno dopo l’altro con gli occhi illuminati da un bagliore violaceo, e infine soffermandosi sul Druido
“Tu, tu sei un’anima gentile e non hai cattive intenzioni… Posso fidarmi di te e dei tuoi amici?” sussurra. Bastet annuisce e la magia sembra dissolversi, con gli occhi della ragazza che perdono la luce viola

“Chiedo scusa per i modi, ma la mia gente sta affrontando un momento critico, e devo essere prudente. Il mio nome è Thelia, sono un generale della Guardia Reale. Cosa vi porta qui?”
Cretetu prende la parola, presentando tutti, spiegando il motivo della loro visita e chiedendo cosa stia succedendo. Thelia decide di accompagnarli al palazzo, e nel frattempo spiega la situazione.

“Quest’isola è uno di quelli che gli antichi chiamavano Nexus, i punti in cui il velo tra i mondi è più sottile e la magia primordiale scorre più potente. Il nostro popolo si è stabilito qui migliaia di anni fa, perché questo flusso di magia può nutrire il nostro albero sacro ed i nostri poteri, e da allora siamo state elette a guardiane di questo luogo. Ma poche settimane fa è successo qualcosa che ha rotto l’equilibrio di questo mondo ed il velo si è come squarciato. Un portale è apparso al centro del cerchio di pietra, al di sopra del nostro albero e delle creature demoniache hanno iniziato ad uscirne. Prima poche, che siamo riuscite a respingere o abbattere, poi sempre di più e non so per quanto ancora resisteremo. Stanno danneggiando l’Albero, e con esso tutta la nostra gente.”

Camminando attraverso la foresta si vedono le tracce di recenti combattimenti: macchie di sangue a terra e sugli alberi, rami spezzati e qui e là parti di cadaveri di demoni. Il gruppo esce quindi dalla foresta e passa in mezzo ai megaliti, che delimitano il Cerchio di Pietra. E al centro dei megaliti il maestoso Albero Sacro delle Fate.

Mentre si avvicinano alle radici un essere mostruoso si para loro davanti un essere mostruoso, un Elementale del Sangue e due Imp. Inizialmente sorpresi, vengono messi in difficoltà ma riescono, seppur malconci, a sconfiggerli e proseguire verso l’Albero. Thelia preme delicatamente un nodo su una radice e si apre un passaggio tra le radici.

Il gruppo entra e percorre un centinaio di stretti scalini, come scavati all’interno dell’albero, fino ad arrivare ad una specie di casa sull’albero, però delle dimensioni di un piccolo castello.
“Benvenuti nella Sala del Trono della Regina delle Fate” dice Thelia, indicando un trono di legno lucido e decorato di fiori, e facendo poi strada verso una porta laterale, che conduce ad una sontuosa stanza da letto.

Qui, in un letto a baldacchino riccamente decorato, circondata da un manipolo di altre Fate, è stesa una donna bellissima, dai lunghi capelli biondi, un diadema tempestato di pietre preziose ed un’espressione sofferente.
Thelia si inginocchia e indica gli avventurieri “Maestà, questi avventurieri da un regno lontano si sono offerti di aiutarci con l’invasione. Non hanno cattive intenzioni.”

La Regina guarda gli eroi e accenna un sorriso “Benvenuti stranieri” sussurra “il mio nome è Themisteria, e sono la Regina di questo popolo. Vi chiedo scusa se non vi accolgo in modo degno, ma in questo momento le mie forze sono molto limitate”
Si solleva leggermente, aiutata dalle Fate intorno e si mette seduta, quindi presenta le Fate intorno a lei

“Lei è Bellatrix, Fata della Luce, e generale dell’Esercito delle Fate… Nonché mia figlia” dice, indicando la Fata a lei più prossima. Bellatrix era praticamente la copia della madre, i capelli biondi solo più corti e raccolti in una lunga coda, decorata con piccoli frutti e piccole pietre preziose. Tiene stretta la mano di sua madre, preoccupata.

Indica poi una ragazza vestita con un abito azzurro leggero, con la carnagione scura, i capelli biondi con riflessi blu e un’espressione dolce e ingenua e un’altra vestita con un semplice completo verde, capelli marroni lunghi fino alla vita con ciocche verdi e dorate
“Loro sono Alimede, capitano delle Fate dell’Acqua e Florence, capitano delle Fate della Terra”
Indica infine le due fate più lontane dal capezzale, una dalla carnagione chiarissima e capelli ricci rossi, vestita con una tuta nera e stivali e un’altra vestita con un vestito bianco lungo, quasi trasparente
“Loro infine sono Ignes, capitano delle Fate del Fuoco e Zephyr, capitano delle Fate dell’Aria. E naturalmente avete già conosciuto Thelia, capitano delle Fate della Mente. Ora tocca a voi, chi siete e cosa vi porta qui?”

Quindi gli eroi si presentano, e raccontano di dover trovare un antico manufatto magico per conto di Al-Mualim. Themisteria sorride e chinando la testa mette in mostra il diadema che porta in capo

“Al-Mualim avrà voluto mettervi alla prova, mandandovi a prendere il mio diadema. Sa che non lo avrei lasciato a nessuno che non fosse di buon cuore. Mi è stato affidato millenni fa e l’ho sempre custodito al meglio delle mie possibilità. Ma questa invasione mi fa capire che forse è giunto il momento che passi in altre mani. Se Thelia si fida di voi, io mi fido di voi. Lo avrete, ma solo se ci aiuterete. Bisogna chiudere il portale, e forse l’unico modo sarebbe la morte dell’Albero Sacro e con esso il mio popolo. Ma se riusciste a trovare un modo per infrangere il Cerchio di Pietra, forse il flusso magico si affievolirebbe. Abbastanza da chiudere il portale, ma non tanto da distruggerci. Salvateci e non solo vi darò il diadema, ma vi svelerò anche i suoi poteri”

Fa un cenno col la mano e da una parete spunta un ramo carico di piccoli frutti rossi, quindi cade sul letto e si assopisce. Florence si avvicina ai frutti, li distribuisce agli avventurieri “Ha usato le sue ultime forze per creare questi frutti, vi ridaranno tutte le forze. Ora dobbiamo trovare un modo di distruggere uno dei monoliti. Noi abbiamo provato in tutti i modi, ma la nostra magia nasce dalla terra, e i monoliti ne sono impregnati, non ha alcun effetto. Ma voi potreste riuscire in qualche modo”

Il gruppo si guarda sconcertato, pensando ad un modo per rompere delle pietre antiche di migliaia di anni, alte decine di metri e pesanti diverse tonnellate… Cretetu guarda fuori dalla finestra, pensieroso, e ad un tratto si gira verso gli altri “Signori, forse ho appena visto la soluzione ai nostri problemi. Qui fuori è appena passato un Balor. Se riuscissimo a portarlo vicino ad uno dei megaliti e a ucciderlo, la sua esplosione potrebbe riuscire a distruggere il monolite!”
Il piano sembra sensato, quindi gli eroi, accompagnate dal gruppo di Fate, si attivano per metterlo in atto. Escono dall’Albero, decidendo che le Fate in grado di volare avrebbero attirato il Balor, mentre tutte le altre Fate e gli avventurieri li avrebbero aspettati vicino ad un monolite.

Ignes, con un bagliore rosso negli occhi incrocia le braccia al petto e un paio d’ali fatte di fiamma viva spuntano dalle sue spalle. Zephyr e Bellatrix invece spiegano semplicemente le proprie ali, rispettivamente argentate e dorate e tutte e tre insieme spariscono in mezzo alle nuvole nere, mentre gli altri si nascondono a poca distanza dal Megalite. Dopo alcuni minuti, che sembrarono eterni, le tre Fate tornano in picchiata, seguiti dalla mostruosità.

Lo scontro è terribilmente complicato e sia gli Eroi che le Fate devono dare fondo a tutte le proprie abilità ed energia. Florence incatena il Balor con delle forti liane, mentre incantesimi ed attacchi lo bersagliano fino allo stremo. Infine, colpito a morte da una Tempesta di Ghiaccio evocata da Alimede esplode, mandando al tappeto diversi avversari e causando diverse crepe nel megalite, che inizia a sbriciolarsi.

Rotto il cerchio dei megaliti, l’influsso magico si affievolisce, ed il portale inizia a chiudersi mentre Demoni e Bestie si accalcano per tornare nel proprio piano, bersagliati dagli incantesimi di tutto l’Esercito delle Fate. Le nubi si diradano lentamente e sull’Albero Sacro iniziano a spuntare diversi boccioli, ed una nube di polline si sparge per l’isola, rinfrancando gli spiriti ed i corpi dei combattenti.

Infine, il gruppo si ritrova nella Sala del Trono, di fronte ad une Themisteria nuovamente in forze e sorridente, che li accoglie seduta sul proprio trono
“Salve Eroi, avete portato a termine la vostra missione e salvato il mio Popolo, avete tutta la mia gratitudine. Ecco il vostro premio” dice, togliendosi il diadema dal capo e porgendolo a Cretetu “Ed ora vi svelerò come promesso tutti i segreti di questi Artefatti”

“Al-Mualim vi avrà già spiegato che questi Artefatti sono stati creati da un potente mago, vissuto migliaia di anni fa. Questi fatti sono noti a pochi, ma ancora meno sono coloro che ne conoscono e comprendono il pieno potere. Forse persino il Mentore non ne è a conoscenza. Si narra che il diadema fu forgiato dal mago per la ragazza di cui era innamorato. Lei era bellissima e dolce, ma talmente timida ed impacciata da non essere in grado di sostenere una conversazione con chicchessia, e per questo soffriva molto. Pertanto il mago infuse nel diadema il proprio Carisma, e chiunque lo indossi è molto più incline a esercitare un’influenza sulle persone che lo circondano. Così anche gli altri artefatti sono in grado di migliorare questa o quella capacità di chi li porta, rendendoli più forti, o saggi, o veloci.”

“Per ultima, il mago creò l’Arca, ed in essa instillò la scintilla stessa della Vita. L’arca dona la vita a chi si trova vicino ad Essa, ma inoltre custodisce al suo interno tutto il potere arcano del mago, in attesa di un nuovo padrone. Gli artefatti sono necessari per liberare quel potere, ed è per questo che da migliaia di anni uomini avidi li cercano.”

Lasciando gli ascoltatori sbigottiti e confusi, la Regina li congeda, informandoli di aver preparato una barca per il loro ritorno. E così, l’indomani, gli avventurieri salutano le Fate e, sospinte da un sospiro di vento evocato da Zephyr, tornano sulla terraferma, lasciando un’isola ferita ma in cui la vita poteva nuovamente continuare.

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